Scamacca, Frattesi e Calafiori: tre ‘rimpianti’ nazionali della Roma

Scamacca, Frattesi e Calafiori: tre ‘rimpianti’ nazionali della Roma

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FOCUS RS (di Francesco Oddo Casano) -Accendi la tv e vedi scorrere la formazione azzurra durante l’inno d’Italia in una calda serata di giugno pre Europei.

Se sei un tifoso della Roma però noti anche che nell’undici scelto ieri sera da Spalletti, casualmente o forse no, c’erano Frattesi, Scamacca e Calafiori, tre pezzi di Roma oggi di proprietà rispettivamente dell’Inter, dell’Atalanta e del Bologna con vista su Torino, sponda bianconera. Ma soprattutto tre dei giovani più importanti del nostro calcio.

Guardi indietro e ripensi a che tipo di ‘tesoro’ la Roma avesse tra le mani ma anche che per motivi diversi non è riuscita a coglierne il valore intrinseco. Sia appena usciti dalla Primavera, sia quando ha avuto la possibilità di ricomprarli a distanza di anni scommettendo forse in parte sulla loro completa maturazione, arrivata poi successivamente.

Non è senno di poi o di prima, ma capacità e lungimiranza. De Rossi ha fatto emergere di recente il suo rammarico citando Calafiori e Frattesi:Non possiamo più ripetere errori così, non mi va giù vederli altrove”. Bisogna avere più coraggio? Sì. Ma anche l’occhio lungo e non è ovviamente facile. Perchè ogni anno la Roma ne sforna tanti, tantissimi, ne lascia andare evidentemente altrettanti, ma proprio per questo deve alzare il livello di attenzione e farlo con affidandosi a professionisti che li conoscano sin dalle loro origini, che li hanno visti crescere e che sappiano scrutarne reali potenzialità di sviluppo.

Anche perchè se ad esempio su Calafiori si è fatta una scelta puramente fisica, ritenendo il ragazzo, reduce da gravi incidenti alle ginocchia, non in grado di emergere e la sua cessione al Basilea rientra nella rivoluzione della rosa voluta da Mourinho, su Frattesi andavano fatti ragionamenti diversi e qui urge un passo indietro.

Walter Sabatini sul giovane esterno poi trasformato in mezzala aveva inserito un diritto di riscatto a salire, lasciando al Sassuolo la valorizzazione del calciatore come avvenuto nel biennio precedente per Pellegrini, poi ricomprato per 10 milioni. Frattesi è stato titolare ovunque in B e poi in A, con qualsiasi allenatore e in qualsiasi sistema di gioco. Si doveva comprendere prima che fosse un calciatore in ascesa, con caratteristiche perfette per il calcio moderno e non ridursi a due estati fa dove per una differenza di pochi milioni non si è trovato un accordo che comunque andava trovato, sacrificando magari quei giovani che poi a Sassuolo ci sono andati lo stesso (Volpato, Missori, Falasca neo campione d’Italia e in gol proprio contro la Roma nella finalissima Scudetto di qualche giorno fa).

Quella di Scamacca è una terza, storia, completamente diversa ma in parte assonante con quella di Frattesi: andato via giovanissimo con la famiglia per l’offerta faraonica ricevuta dal PSV, a distanza di qualche anno poteva essere un’opzione come vice Dzeko, nell’estate precedente all’avvento di Mou. Per alcuni giorni si palesò addirittura l’ipotesi di vendere Dzeko alla Juve, con lo sbarco di Milik e di Scamacca come vice. Non se ne fece nulla, anche perché qualcuno all’interno della Roma era rimasto deluso dal comportamento del ragazzo e del modo in cui si era consumato il suo addio.

A margine di queste vicende, che spesso sono il frutto anche di sfortunate coincidenze o di scarsa pazienza, la Roma sembra aver cambiato passo negli ultimi anni dando spazio maggiore ai suoi migliori talenti in prima squadra. Oggi su Bove e Zalewski ad esempio la società giallorossa e lo staff tecnico hanno sicuramente sviluppato un parere più compiuto rispetto a quello che si poteva avere su giovani usciti dal settore giovanile senza un minuto in A. Quindi la decisione di separarsi eventualmente da Bove e/o da Zalewski sarà più ponderata. Ma in assoluto un altro grave problema è che la Roma di prima e di oggi non abbia mai seriamente preso in considerazione l’ipotesi della seconda squadra. Un vettore che permetterebbe alla società di dare ai ragazzi più meritevoli uno step in più di crescita senza perderne il controllo. Immaginate se Pagano, Pisilli, Joao Costa, Oliveras solo per citarne alcuni il prossimo anno giocassero un intero campionato di Serie C, facendosi le ossa per poi esser ripresi in considerazione l’anno dopo come accaduto per i vari Soulè, Iling, Huijsen etc. a Torino. Le valutazioni sarebbero più approfondite e le decisioni su eventuali cessioni certamente più remunerative dei complessivi 7-8 milioni incassati per il trio Scamacca-Frattesi-Calafiori che oggi, purtroppo per la Roma, ne valgono circa 100.