
Esclusiva RS – Marino: ”Roma poco gasperiniana, il meglio deve venire. Mercato? Logico e sostenibile”
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Pierpaolo Marino, ex consulente del presidente della Roma nella stagione 1988/89 e direttore tecnico dell’Udinese, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Retesport.
Direttore, questa è un po’ anche la sua partita: lei è stato sia a Roma che a Udine. Domani si gioca questa sfida — come stanno le due squadre secondo lei?
Direi che sono due squadre in grande salute. Sarà una partita molto bella anche da un punto di vista spettacolare. Ho visto l’Udinese contro l’Atalanta: ha fatto una partita di grande spessore tattico e fisico, dominando l’avversario. Il risultato finale non ha rispecchiato il dominio territoriale dell’Udinese, che in certi momenti è stato davvero travolgente.
E per quanto riguarda la Roma, se l’aspettava così in alto in classifica?
“Non proprio, ma mi aspettavo che fosse tra le prime quattro. Il lavoro di Gasperini dà sempre i suoi frutti, anche se di solito serve tempo per assimilare le sue idee. Invece quest’anno la squadra è partita in modo molto pragmatico, quasi “non gasperiniano”. Quindi credo che il meglio debba ancora venire”.
Nell’Udinese c’è qualche elemento che potrebbe interessare a Gasperini in futuro?
“Sicuramente. Penso subito ad Atta, che è il giocatore più interessante di questo Udinese: completo tecnicamente e fisicamente.
Il più in forma però è Zaniolo, mentre Zanoli, arrivato dal Napoli, sta facendo molto bene.
Attenzione anche a Solé, un difensore fisico ma con ottima tecnica: sa giocare a calcio e ha piedi delicati. L’Udinese lo usa spesso come centrocampista aggiunto, creando superiorità numerica nella costruzione del gioco. È in grado di fornire assist e segnare, grazie anche a un tiro molto potente”.
Passando alla Roma: il mercato estivo è stato criticato. Lei che di mercato se ne intende, cosa ne pensa? E un giudizio su Frederic Massara?
“Il mercato della Roma è stato logico e sostenibile, senza follie. Ho una grande stima per Massara: lo considero quasi una mia scoperta. Lo portai a Pescara da giovanissimo, quando giocava nel Pavia. Ricordo che spesso lo ospitavo a casa mia per farlo sentire in famiglia. C’è un legame speciale tra noi, un rapporto di grande empatia che nasce da lontano”.
Nella Roma c’è qualche calciatore che la incuriosisce particolarmente?
“Sono curioso di Ferguson. Vorrei vederlo impiegato con continuità, perché in passato mi aveva dato l’impressione di poter fare molto di più. È un giocatore interessante, ma finora è stato un po’ frenato dagli infortuni”.
Da esperto di calcio italiano, che momento stiamo vivendo secondo lei?
“Stiamo attraversando un momento di involuzione tecnica, soprattutto a livello di Nazionale. C’è una carenza di talenti: capitano periodi in cui nascono molti campioni insieme, e altri in cui non nasce nessuno.
Il calcio italiano però non è solo la Nazionale: è anche la Serie A, che resta un campionato competitivo. Due anni fa eravamo primi nel ranking UEFA, tanto da conquistare cinque posti in Champions League.
C’è da distinguere: i club sono società che devono fare spettacolo e business; la Nazionale invece rappresenta l’italianità e deve valorizzare i giocatori nati in Italia.”
Il colpo più importante della sua carriera e un giovane su cui punterebbe oggi a occhi chiusi?
“Per fortuna non me ne viene in mente solo uno, quindi vuol dire che qualcosa ho combinato (ride ndr).
Tra i più importanti direi Marek Hamsik, portato al Napoli a 19 anni e mezzo. Oppure Vincenzo Iaquinta, che presi dal Castel di Sangro quando aveva segnato appena sei gol in C2: poi è diventato campione del mondo!
Potrei citare anche Lavezzi, Tacconi, Giovanni Giuari, Ruggiero Rizzitelli…
Quanto ai giovani, punterei a occhi chiusi su Pio Esposito.”



