Candela esporta il marchio, la Roma si prepara per lo Yokohama – diario di viaggio (Day 7)

Candela esporta il marchio, la Roma si prepara per lo Yokohama – diario di viaggio (Day 7)

Retesport

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Retesport in Giappone (dal nostro inviato Gianluigi d’Orsi) – Circa vent’anni fa Vincent Candela era un giovane giocatore nel pieno delle forze che era approdato a Roma declinando le (tante) offerte recapitate al suo agente in Francia.

Hidetoshi Nakata, invece, era un ragazzo giapponese catapultato in Italia dal suo grande talento, e che giocava nel Perugia da un paio di stagioni. Si erano sfiorati qualche volta in campionato, ma nessuno dei due poteva sapere cosa avrebbe portato il futuro. “L’uomo progetta, Dio ride”: lo Scudetto insieme, il gol che ha cambiato il destino della Roma, i festeggiamenti, e la nuova partenza del giapponese sempre più lontano da Roma, fino ad uscire dal calcio per scivolare nuovamente nella sua dimensione di persona, quella che gli interessa di più. Oggi nella capitale del Paese del Sol Levante, nel cuore della città, a portare il messaggio della nuova Roma dei Friedkin, che vuole imporsi anche qui, però non c’era quello che è considerato forse il più forte asiatico di sempre. C’era lui, il suo ex compagno di spogliatoio, con la sua simpatia paciosa, col suo italiano tutto particolare, nonostante “sono 26 anni che vivo a Roma. Prima come giocatore, poi ho deciso di restarci, sempre con la Roma”. Monsieur Candela più che come Poirot parla come la mamma di Cassano, ma anche questo fa parte della sua simpatia irresistibile. Racconta del giorno della vittoria tricolore, quando “tutti bevevamo champagne e ballavamo nello spogliatoio ma Nakata ascoltava musica in un angolo”. Non nasconde il suo amore per il cibo quando gli chiedono cosa gli piaccia mangiare in Giappone: “Io mangio tutto, ma in Italia se vi posso consigliare un ristorante ce n’è uno buonissimo a Roma…il mio”. I ragazzi del Tokyo Roma Club ridono, e nell’allenamento aperto del pomeriggio cercheranno lui e Mou più degli altri, per gli autografi. Alcuni giocatori si concederanno di più, altri spariranno nel tunnel salutando, ma ciò che stupisce è sentire con che passione li chiamano questi tifosi così lontani geograficamente e linguisticamente da Roma: Faraone, capitàno, Nico, mister, elsha…E non manca un “Zaniolo ti amo!” da parte di un ragazzo nell’estremo tentativo di farsi firmare una maglia. Domani si gioca qui, nello stadio più importante del Paese, nel tentativo di sedurre un popolo che pare già molto preso da Mou e compagnia calciante. Manca solo la ciliegina, che sarebbe stata la presenza di Hide, profeta di un popolo che lo adora; ma l’impressione è che si tornerà ancora da queste parti, e forse la prossima volta ci sarà anche lui, con la sua tranquillità piena di mistero e carisma. Magari con Candela che farà da intervistatore cercando di tirarlo in mezzo. Giuro, tornerei in Giappone solo per questo.