Per la Champions non mi sembra di aver sentito il fischio finale

Per la Champions non mi sembra di aver sentito il fischio finale

Editoriale

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IL GRAFFIO DEL MAC – Gli alibi sono per i deboli.

I campioni sanno scrollarseli di dosso, dimenticare errori e dolori e soffiare con l’ultimo fiato per spingere all’inferno gli spettri d’un Lecce incredibile. La Roma vince 2-1 e cambia tutto in pochi secondi. Come era già cambiato tutto in pochi secondi, all’avvio. Quando aveva goduto di un jolly: azione spettacolo con Elsha, velo di Lukaku e palla a Dybala, comoda. Il tiro è sballato, ma la palla sfiora la mano di Baschirotto. Il Var conferma, rigore: Lukaku lo calcia malissimo, basso, centrale e Falcone para.

Bruciato il jolly, nessun altro errore ha goduto di altri benefici. A centrocampo, senza Paredes squalificato, piccoli pasticci di Bove, tanto lavoro e poca lucidità anche da Aouar. Elsha, esterno basso sempre proiettato verso l’alto, il più attivo. Dybala a tratti incanta, a tratti spaventa (sembra anche vicino alla resa).

Il Lecce sembra pensare solo a non prenderle per un tempo, poi si accorge che la Roma si sta incartando e D’Aversa trova il premio per una partita quasi perfetta: Almquist raccoglie i frutti di un’azione prepotente di Banda (bruciati Mancini e Llorente) e lascia al palo Ndicka. Mou, che aveva già provato Sanches (avoja a lavora’), mette Zalewski , Azmoun, Belotti… e Kristensen… e Belotti …Dieci minuti 4-1-5 non incredibili perché li abbiamo visti: cross perfetto di Zalewski e testa di Azmoun (questo la porta la vede eccome ), poi Dybala per Lukaku che travolge tutti e sbatte in porta un gol che ridisegna classifica e prospettive.

Mou è il primo a dire che non abbiamo visto il vero Dybala, come non abbiamo ancora visto Sanches. Ma abbiamo visto che la Roma ancora c’è. Non so per quale traguardo. Anzi, non lo sa nessuno. Sappiamo che per dire che qualcosa sia finita, bisogna aspettare il fischio finale. E a vedere il campionato, per la Champions non mi sembra di aver sentito il fischio finale.