
Totti: “De Rossi rischia di essere un parafulmine come Mou. Pellegrini? Non sta giocando come dovrebbe”
Interviste
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Dopo le parole rilasciate a Sky Sport, questa mattina il Messaggero ha pubblicato un’altra intervista a Francesco Totti, realizzata ieri pomeriggio a margine di un evento organizzato da un suo sponsor.
Ecco un estratto:
Perché Totti non è nella Roma? Che cosa c’è di sbagliato in lei?
“Non lo so, forse troppa lealtà, eccessiva sincerità. Forse sono una figura ingombrante. Quello che dico io viene preso in considerazione, quello che dicono altri, meno. È come se avessero paura di avere una figura importante dentro la società, credono che non possa aiutare e invece uno potrebbe farlo”.
Ha rivelato di essersi sentito spesso al telefono con De Rossi nell’ultimo mese. Non sarebbe più utile farlo come un referente tecnico?
“Sì, ma non è una mia decisione. Se nessuno mi chiama… Non sono io che vado a bussare alla porta”.
In che ruolo si vedrebbe?
“Direttore sportivo non lo farei mai, però magari mi vedrei in un ruolo come quello ricoperto da Ibrahimovic o Zanetti: un riferimento tra società, squadra e allenatore. In poche parole, una figura come quella del direttore tecnico. Uno che ci mette la faccia, che dice le cose come stanno, è semplicissimo. Un incarico operativo, non uno da chiamare solo quando ci sono dei problemi”.
Con De Rossi sareste una bella coppia.
“Con Daniele non ho mai avuto problemi. Per lui non darei una mano, ma un braccio, per farlo stare bene e tranquillo. Anche perché, come è giusto che sia, se lavorassi per la società è come se lavorassi per Daniele. Cammineremmo insieme”.
Ha mai pensato di utilizzare le sue competenze in un altro club?
“Qualche squadra mi ha chiamato. Comunque no, come ho sempre dichiarato, io sono fedele alla Roma”.
Su Dybala si era espresso qualche tempo fa.
“E rimango del mio pensiero, anche perché non ho mai parlato male di Paulo. Ho sempre avuto massimo rispetto e ammirazione anche perché ho sempre detto che il giocatore più forte della Roma perciò va tutelato. Ma adesso vediamo come lo gestiranno. Quello che è accaduto ultimamente forse è stata un’incomprensione o un malinteso, vedremo”.
Crede che paradossalmente la sua permanenza nella Capitale possa complicare un po’ i piani di De Rossi che aveva lavorato per tutta l’estate su un determinato tipo di gioco e ora probabilmente dovrà cambiarlo?
“Diciamo che Daniele è l’unico che lo vede quotidianamente e lo sa gestire. E poi, quando lui reputerà di farlo giocare dal primo minuto, lo farà giocare, oppure lo metterà in panchina”.
Come si concilia la panchina per quello che lei ha definito il “calciatore più forte della Roma”?
“Va gestito, perché non può fare determinate partite ravvicinate. E non lo sostengo solo io”.
È la volta buona per arrivare in Champions?
“Vedendo le spese folli che ha fatto sul mercato, la Roma deve arrivarci, per forza. Se investi 100 milioni e non ci arrivi è un fallimento totale. Anche perché senza Champions, Daniele salta prima, non arriva fino alla fine”.
(…)
Altrimenti rischia di diventare un parafulmine.
“Daniele è il parafulmine. E chi ci rimette è lui. Però, ripeto, fortunatamente è uno che conosce tutto e tutti”.
Così non rischia di diventare il nuovo Mourinho?
“Certamente, anche se in questo momento è l’unico che può fare l’allenatore a Roma. Ma torniamo al solito discorso, se c’è la società forte che esce allo scoperto e parla chiaro sugli obiettivi, allora è tutto tranquillo. In questo modo la piazza sa tutto. Invece ora la colpa, nel caso le cose non dovessero andare bene, ricadrebbe tutta su Daniele. È quello che è accaduto a Mourinho, perché José ci metteva la faccia. Però nessuno lo aiutava, nessuno parlava. Dopo è dura eh, mettersi contro sei milioni di persone. E’ dura, perché puoi essere chi vuoi, se non porti risultati, diventi il capro espiatorio. Ma Daniele ne è consapevole”
Pellegrini è un capitano che divide la tifoseria com’era accaduto in passato a Giannini. Lei lo ha sempre sostenuto. Che ne pensa della sua situazione?
“A Lorenzo voglio bene, ma poi conta solo il rettangolo di gioco. Se non ti esprimi al meglio là dentro puoi essere chi ti pare. Ultimamente non ha giocato come dovrebbe. Purtroppo è la realtà dei fatti, Roma è una piazza particolare e le reazioni ci sono. La gente vuole l’attaccamento alla maglia, ma pure che giochi al cento per cento. E lui, essendo capitano, ha maggiori responsabilità rispetto agli altri”.
Lei che consiglio gli darebbe? Di restare o andare via?
“Difficile dirlo, se hai una tifoseria contro è complicato giocare. Lo è già salire le scalette dell’Olimpico. Ricordo i tempi di Tommasi, non guardava in faccia nessuno quando fischiavano, giocava e basta”.