
Grazie José, lettera d’addio a cuore aperto. Ora tutti con De Rossi
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(Nicolas Terriaca) – Caro José, sono passati 3 giorni da quel comunicato che mi ha svuotato in un istante: ‘‘L’AS Roma annuncia che José Mourinho e i suoi collaboratori tecnici lasceranno il Club con effetto immediato”. Sarà uno scherzo.
Quasi tutti i romanisti ti hanno consegnato le chiavi per entrare dentro di loro e farti capire di cosa avevano bisogno: sognare insieme tornando protagonisti. E tu ci sei riuscito. Ecco perché ti ringrazierò per sempre. Un viaggio Special con tante difficoltà. Il percorso che ci ha portato, il 25 maggio 2022, ad alzare la Conference League a Tirana non verrà mai dimenticato. Siamo tornati a scrivere la storia. Un traguardo costruito sulla cicatrice della sconfitta in casa del Bodo Glimt (6-1). Partita dopo partita guardavamo la nostra ferita e aggiungevamo un punto per rimarginarla. Sino al triplice fischio di Kovacs: ”La Roma vince la prima edizione della Conference League”.
Sì stavolta siamo proprio noi, il Feyenoord (1-0) è stato abbattuto. Gli indomabili sognatori che davanti a tutta Europa festeggiano e alzano al cielo i vessilli di Roma come nei tempi migliori. Milioni di corpi distanti uniti dalla stessa gioia e dalle medesime emozioni. Il nostro cordone ombelicale si alimenta di lacrime di felicità: noi piangiamo e tu mister fai lo stesso davanti alle telecamere delle tv internazionali.

Il sogno prosegue. Helsinki, Siviglia, Razgrad, Salisburgo, San Sebastian, Rotterdam e Leverkusen. Un viaggio lunghissimo in cui più volte abbiamo rischiato di sbandare ma siamo riusciti comunque a intraprendere la strada giusta. Abbiamo sofferto, ci siamo abbracciati, abbiamo urlato di gioia sino a terminare la voce. Ma cosa ci interessa quella tornerà, invece, momenti così non possiamo saperlo, per cui, godiamoceli appieno. Sogniamo.

Eccoci siamo arrivati all’ultima tappa: Budapest. Alle 21:35, Dybala scaraventa il pallone in rete: Siviglia-Roma 0-1. Un boato così rumoroso che abbiamo rischiato di svegliarci: esplode la Puskas Arena con tutti i romanisti che hanno macinato chilometri per essere lì, saltano in aria migliaia di persone allo stadio Olimpico e sbottano di gioia tutti coloro che sono davanti alla televisione. Abbiamo toccato il cielo. Siamo ancora noi, quei sognatori indomabili. Mister in quel momento ho pianto e ho abbracciato chiunque mi stesse accanto. Sono riuscito a volare senza le ali.
Tutto questo rumore, però, ha avvicinato il momento del nostro risveglio. Dopo più di mezz’ora il Siviglia pareggia: 1-1, autogol di Mancini. Calma non è successo nulla fa parte dei tanti ostacoli che abbiamo superato. Minuto 81: cross di Matic e fallo di mano di Fernando in area. Eccola la nostra occasione. Ci siamo guardati convinti che da lì a breve l’arbitro fischiasse il calcio di rigore. E invece no. Perché durante tutta la partita Anthony Taylor ha deciso di svegliarci. Ci scuote più volte sino all’errore di Ibanez e al gol di Montiel. E lì abbiamo aperto gli occhi. Un direttore di gara si è sostituito al dio del calcio e ha deciso di spezzare i nostri sogni.
E noi, come bambini che vengono svegliati improvvisamente mentre viaggiano con l’immaginazione, iniziamo a piangere. Perché non è giusto. E tu mister sei stato l’unico a rappresentarci, a difenderci a far capire al mondo intero che Taylor è stata ”una fottuta disgrazia”. Grazie José, ti sei immedesimato in noi e, consapevole della nostra fragilità, hai messo il tuo scudo a proteggerci. Purtroppo però siamo stati svegliati da quel sogno straordinario ed è stato praticamente impossibile recuperare quel filo. Da bambini, ma anche da adulti, ci abbiamo provato tante volte ma, richiusi gli occhi, c’è solo tanto buio. Il sogno non prosegue. E purtroppo è stato così anche in questa occasione. Ma nonostante tutto ti ringrazierò per sempre. ”Gli occhi inebriati di giallorosso, l’anima pervasa dal romanismo. José Mourinho romanista a vita!”.

Stamane abbiamo chiuso nuovamente gli occhi. Si ricomincia a sognare. Daniele De Rossi sostiene la sua prima conferenza stampa da tecnico della Roma. È arrivato quel momento che aspettavamo dal 26 maggio 2019: DDR è tornato da noi e non avrà più il rimpianto di aver donato una sola carriera alla Roma. Adesso, infatti, ne ha messa a disposizione un’altra per i romanisti. A Daniele non serve consegnare il nostro cuore perché lui è uno di noi e proviamo le stesse emozioni. Sa di cosa abbiamo bisogno. Ora, però, dato il momento difficile, siamo noi che dobbiamo mettere lo scudo, quello che ci mise Mourinho dopo Budapest, e proteggere De Rossi. Daniele, infatti, è in una posizione fragile. Difendiamolo e sogniamo insieme a lui senza precluderci nulla.
Forza Roma.
