Le aderenze nel mondo Arabo, il tentativo al PSG e la grande amicizia con Trump: ecco chi è Tom Barrack

Le aderenze nel mondo Arabo, il tentativo al PSG e la grande amicizia con Trump: ecco chi è Tom Barrack

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FOCUS RS (di Francesco Oddo Casano) – Questa mattina il quotidiano Tuttosport ha rivelato l’indiscrezione del possibile interesse di un nuovo investitore americano sulla Roma.

Si tratta di Tom Barrack, 75 anni, uomo d’affari statunitense proprietario del Colony Capital e già noto al mondo del calcio per aver acquistato (e poi rivenduto dopo pochi anni) il Paris Saint Germain agli inizi degli anni 2000.

Formazione e aderenze politiche

Barrack, figlio di un droghiere di origini libanesi immigrato a Los Angeles, si è costruito dal basso, partendo da una formazione prettamente legale. Laureato in legge, il suo primo incarico professionale è stato nello studio legale di Kalmbach, storico avvocato del Presidente Nixon. Repubblicano convinto, è tornato in auge recentemente sulla scena politica americana, poichè grande amico e sostenitore di Donald Trump, conosciuto 30 anni fa durante un affare immobiliare. Thomas ha creato il super Pac Rebuilding America Now, e ha guidato una decina d’anni fa un gruppo di investitori nella raccolta di quasi 100 milioni di dollari a sostegno della campagna elettorale di Trump. Nel 2021 è stato incriminato, poi assolto, con l’accusa di aver agito come agente straniero tra il 2016 e il 2018 per conto degli Emirati Arabi Uniti, influenzando le posizioni di politica estera della campagna di Trump. Inoltre, è stato anche accusato di ostruzione alla giustizia e di aver rilasciato false dichiarazioni.

Gli Arabi nel destino

La vera attività di Barrack parte negli anni 70 con una serie di affari e investimenti immobiliari che si intrecciano anche con il mondo arabo. Il suo primo incarico è in Arabia Saudita dove sbarca per conto di un gigante edile, cliente dello studio legale. Qui apprende in fretta l’arabo, fa sua l’arte della contrattazione e inizia a giocare a squash con i principi sauditi. Furbo, metodico, instancabile, torna in America e fa fruttare quei contatti come vicesottogretario nel Dipartimento di Stato sotto l’amministrazione Reagan. Dopo una serie di maxi operazioni, tra le quali anche un paio con Trump, arriva la versa svolta finanziaria nel 1991 quando Barrack fonda il Colony Capital, un fondo di investimento immobiliare quotato in Borsa. La filosofia del finanziare americano è chiara: rintracciare sul mercato aziende in dismissione o in difficoltà, asset immobiliari venduti all’asta o da ristrutturare. case in rovina, aziende indebitate, acquistarle, riqualificarle e rivenderle. Crea un portafoglio d’investimenti pari a 25 miliardi di dollari e secondo le ultime stime vanta un patrimonio personale di circa 1 miliardo di dollari.

L’altro intreccio col mondo arabo riguarda anche l’intrattenimento, il turismo e lo sport, nello specifico il calcio. Investe 200 milioni nell’immobiliare in Medio Oriente e il doppio in Germania, compra dall’Aga Khan gli alberghi di lusso lungo la Costa Smeralda. Nel 2012, li rivende a un fondo sovrano del Qatar per 680 milioni di euro, senza pagare un euro di tasse. Nel 2004 Barrack acquista il Paris Saint Germain per 31 milioni di euro da Canal+, insieme ad altri due investitori/fondi e poi a distanza di un paio d’anni rileva l’intera quota salendo al 98% delle quote. L’interesse principale di Barrack è la costruzione di un nuovo stadio “è l’unico modo per fare soldi nel calcio”, ma la gestione del club dopo i primi anni viene fortemente contestata dai tifosi. Nel 2011 il Colony Capital, dopo aver risanato le finanze del club, cede le quote di maggioranza del PSG al fondo sovrano del Qatar per 70 milioni di euro (oggi il valore stimato è di 4 miliardi).

Altri investimenti di Barrack riguardano il mondo del cinema e dello spettacolo. Acquista per 600 milioni quella Miramax fondata dal genio di Harwey Weinstein, per poi rivenderla ai qatarioti. Nel 2008, chiamato da un amico comune, raggiunge nel suo ranch Michael Jackson, ormai incapace di sostenere economicamente la sua Neverland. Si offre di coprirgli il debito di 23 milioni. In cambio, chiede solo i diritti per l’intrattenimento serale del parco.