
Gasperini: ”Obiettivo Champions. I calciatori devono pensare di fare la loro miglior stagione. Dybala? Non lo devo cambiare”
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Gian Piero Gasperini ha sostenuto la conferenza stampa di presentazione a Trigoria.
Rapporto con Friedkin?
“I primi contatti li ho avuti con Claudio e lui mi ha descritto per filo e per segno realtà e situazione di squadra e città, delle vicissitudini di questi anni. Poi ho avuto modo di incontrare la proprietà e sono persone con grande entusiasmo sulla Roma. Non so se traspare, ma mi hanno detto che spendono molto tempo sulla Roma, è nei loro pensieri, hanno progetti ambiziosi che hanno fatto fatica a raggiungere. Hanno individuato in me attraverso Claudio la possibilità di creare qualcosa di costruttivo e forte. Ci siamo confrontati sulle loro idee, sappiamo della situazione di Fair Play Finanziario di questi due mercati, ma è una società molto forte, che ha intenzione di investire nella Roma ma bene, in modo più sostenibile rispetto agli anni precedenti e vogliono portare la Roma in alto. Mi sembra sufficiente per una buona impressione”.
Cosa l’ha convita a venire qui? Ci sono dei timori: Roma non è Bergamo.
“Da quando sono arrivato mi mettete tutti in guardia sulla città di Roma, dove è difficile raggiungere obiettivi sportivi, ma questa deve essere una forza, non una debolezza. Mi parlano della radio, della pressione, ma io da fuori vedo un grande entusiasmo, grande voglia di calcio e di raggiungere obiettivi. Queste forze vanno incanalate nel modo migliore. Se negli ultimi 6 anni ci sono state difficoltà a raggiungere obiettivi sperati probabilmente possiamo correggere qualcosa che consenta alla Roma di essere più competitiva. Se il Napoli ha vinto due volte lo scudetto, se Parigi è diventata capitale d’Europa non più per turismo ma anche per il calcio, vuol dire che si possono fare risultati non solo a Milano e Torino. Per farli, bisogna costruire nel modo giusto, mettere tutte le situazioni per spingere. Tutti siete tifosi della Roma, tutti volete il meglio per la Roma, come chi lavora di qua. Se riusciamo a fare questo siamo tutti più forti”
Tifosi?
”Il feeling con i tifosi c’è sempre. Da parte mia è chiaro che contano i risultati. Noi dobbiamo porci l’idea ed è quello che mi ha spinto ad affrontare questa realtà, che possiamo alzare il livello. Certo se parto dai risultati di Claudio nelle ultime 22-23 giornate sono stati straordinari. Questo significa che la squadra conta più di tutto, ha dato una dimostrazione fondamentale: gli stessi giocatori che erano in difficoltà di risultati con un atteggiamento in più per la squadra hanno ottenuto il meglio. Era molto bello vedere chi era in panchina che aiutava e spingeva, è la base su cui fare squadra e poi ottenere il migliore. A Roma non si possono fare i programmi a 10 anni, bisogna essere più veloci e concreti. C’è necessità di mettere un punto, far crescere la squadra, volere che i tifosi si identifichino nella squadra per come vince e a volte come perde. Il resto viene di conseguenza”
Dybala?
Spero di non cambiare la fisionomia di Dybala perché va bene così. Spero stia bene che abbia sempre una buona condizione: vale per lui come per tanti altri. C’è un prospetto di squadra che deve essere identificata come la Roma della seconda parte della scorsa stagione, al netto dei personalismi. Poi ci sono i singoli sui quali con lo staff ci mettiamo per cercare di migliorare tecnica, tattica, personalità: se alzi il livello dei singoli la squadra ne trova giovamento. L’ho sempre fatto, gli obiettivi sono questi. Dybala quando sta bene è un calciatore forte, quando non è in condizione piace meno anche a voi.
Con lei sono esplosi attaccanti fortissimi come MIlito e Retegui. Che idee ha su Dovbyk e Abraham? Possono entrare in questa scia
“Quegli attaccanti erano giocatori forti. Io non ho mai dato di più a loro di quello che già avevano, il merito è stato tirare fuori il meglio di ciò che avevano. Il fatto che spesso molti attaccanti che ho avuto hanno fatto bene forse è per come giocano le mie squadre, prolifiche. Vorrei riproporre anche qui questa caratteristica. Ora si parte da quello che c’è, poi altre decisioni di mercato verranno prese strada facendo”.
Sarebbe contento se a fine stagione?
“Il risultato massimo può essere la qualificazione in Champions. In questo momento la Roma non può essere in grado di vincere lo Scudetto, poi non si sa mai, quello è il traguardo massimo da porci. Io voglio rendere questa squadra più forte, con più giocatori possibile da nazionale, internazionali, costruire un nucleo sempre più ampio di giocatori che possono dare continuità a questa squadra, che possono creare un nocciolo duro sul quale nel prossimo anno con più disponibilità sia possibile arrivare a giocatori che ora non possono arrivare. Un nocciolo che dia solidità, continuità a una squadra con giocatori relativamente giovani, poi serve sempre un mix. Nella mia esperienza anche vendendo dei pezzi, magari la Roma non avrà bisogno, però può essere una forza anche questa. Se hai giocatori che raggiungono una valorizzazione alta ne giova tutto il movimento. Questo è stato il punto forte nelle mie esperienze”.
Nel 2017 a Sconcerti disse, tornando sull’esperienza all’Inter: “Se dovesse ricapitarmi farei in un altro modo. Sono stato troppo accomodante, dovevo entrare forte, o spacchi o vieni spaccato”. La pensa così?
“Rimango della stessa idea. Devi dare segnali importanti, devi portare subito la gente dalla tua parte. Questo non significa vincere tutte le partite, devi dare identità alla squadra e la gente deve riconoscersi in essa, deve dare fiducia, ma non c’è bisogno di dirlo, lo hanno sempre fatto. Se crei la sinergia con la tua gente poi superi anche meglio le difficoltà dettate dagli avversari. Ecco questa è ‘ambizione più grossa. Dietro la Roma ci sono squadre importanti ed emergenti fuori dalle Coppe, c’è una corsa più che allo Scudetto alle posizioni Champions, che permettono di creare un gap con le altre. È evidente che in una piazza con così tanto entusiasmo devi entrare forte, intendo con la squadra che ti segue, crei un ambiente forte. Ti senti più forte in tutto”.
Ha parlato di zoccolo duro, qui da qualche anno c’è un gruppo di calciatori: ha in mente di mantenerlo o immagina si possa cambiare qualcosa?
Si parte da quello che c’è ed tanto visti i risultati fatti, è un valore che esiste e da questo si parte. Non saremo gli stessi, è chiaro, mi aspetto un mercato in entrata che possa portare a un miglioramento e una prospettiva diversa. Non sarà una rivoluzione in tutto ma è evidente che la la Roma deve guardare e aspirare ad avere anche nuove figure che possano portare più in alto la squadra”
Le caratteristiche principali che cercherà sul mercato.
“Sono poche le società che possono prendere calciatori già affermati. I giocatori molto spesso te li devi costruire in casa, prendere giocatori emergenti che possono raggiungere traguardi, che possono crescere. Per raggiungere obiettivi di alto livello ti servono giocatori di quel livello, nazionali, internazionali, di spessore e valore nelle coppe. Questo è il programma che si vuol fare, a volte anche con la necessità di calciatori emergenti. Mancini e Cristante, che ho avuto, in quel momento sono andati via presto dall’Atalanta e sono andati in nazionale. Spero che tutti questi ragazzi abbiano l’obiettivo non di difendere quello che hanno fatto finora, ma di fare la stagione migliore della loro carriera. Non è il momento di accontentarsi e gestirsi. Se hai 30 anni non sei vecchio, se ne hai 22 e vuoi scalare posizioni, questo deve essere lo spirito. Se mettiamo tutto questo abbiamo più chance. Parto da una base fortunata, quella fatta da Claudio, dimostrazione che gli stessi giocatori hanno avuto un cambiamento di prestazioni e risultati. Difendere le posizioni non è sufficiente”
Pellegrini- Soulé?
“Pellegrini ora è infortunato, ma il discorso vale per lui e per tutti. Devono avere la mentalità di fare la miglior stagione. A voi piace Pellegrini che entra, calcia e fa gol, vi piace meno quello in difficoltà. Soulé è un giocatore offensivo, deve segnare, fare assist, prendere rigore. Oggi nel calcio moderno si attacca e si difende, conta essere squadra. Quello che abbiamo visto con il PSG è straordinario, ha perso Messi e Neymar e ha raggiunto risultati mai raggiunti. Il calcio è questo. Il Napoli ha vinto lo scudetto da squadra, forse c’era una squadra più forte ma sono stati squadra. La Roma con Ranieri è stata una squadra, questi sono i principi. Il calcio cambia con velocità, bisogna saper fare tutto, devi andare forte. L’Atalanta ha vinto un Europa League dopo 25 anni che un’italiana non la vinceva, brutto segnale, a parte la Conference della Roma. Dobbiamo togliere luoghi comuni e vedere le cose da un’altra ottica altra ottica perché quello che funziona è altro e dobbiamo andare lì”
Juventus?
“Vero, ma ho avuto la sensazione che la Roma fosse la strada giusta, oltre i rischi che mi vengono elencati. Per la mia carriera, per il modo di fare calcio, per la possibilità di incidere questa poteva essere la soluzione giusta. Ho ragionato su questo, ho messo davanti questa situazione. Questo è quello che cerco e di cui ho bisogno ora, ho la convinzione forte di aver fatto la scelta giusta”.
Con Juric la Roma non ha funzionato ha capito quel è stato il problema?
“La mia esperienza è diversa. Con Juric abbiamo condiviso tanti anni, sia da tecnico e giocatore sia come vice, ma sono passati parecchi anni, nel frattempo le esperienze sono state diverse. Il mio modo di vedere calcio si è evoluto. Ci sono due aspetti: vuoi attendere che la squadra avversaria perda palla o vuoi conquistarla? Sono validi entrambi. La mia caratteristica è che sto male senza palla, preferisco averla io, ma dipende contro chi giochi. La cosa ideale è avere la palla noi e andarla a prendere alta, ma devi saper fare tutto. Ora lo fanno in tanti, ci sono grandi cambiamenti nel calcio che si evolve, devi avere una grande duttilità. Non so cosa non ha funzionato per Juric”.
Pregi e difetti? Cosa proverà affrontando l’Atalanta?
“Fortunatamente sarà a gennaio, c’è tempo. Pregio? Lavoro, mi piace lavorare in campo, mi piace quando fai cose che vedi nel giocatore in campo, mi piace convincere i giocatori, non ho mai imposto niente ai calciatori. Molti risultati sono ottenuti dipendono dal fatto che hanno tratto vantaggio da questo e il merito è loro. Difetti? Faccio fatica (ride, ndr). Forse me la prendo a volte, ma non penso sia un difetto (ride, ndr)”.
Preparazione?
“Ma non è vero, mai fatto un gradone in vita mia (ride, ndr). Quando giocavamo al Palermo, Zeman allenava la Primavera e noi facevamo un mega torello a centrocampo sempre, e i ragazzini della Primavera i gradoni. Allora, anche su questo: intanto non è morto nessuno. Intanto credo che, come ho detto prima, per noi è importante che i giocatori si divertano e trovino il loro benessere, così come chi va in campo. Abbiamo la fortuna, tutte le mattine, di svegliarci e fare il mestiere che più ci piace, quello che facevamo da ragazzi. E in più lo fai anche con la Roma, e quindi ti devi sentire molto fortunato. L’allenamento è fatto in funzione di: uno, stare bene; due, cercare di migliorare la tua prestazione. Non può essere un problema allenarsi, deve essere anche un divertimento, perché il gioco del calcio è essenzialmente divertente. Sono d’accordo su quello che si diceva prima, forse anche sull’esempio di Pellegrini: se non sorridi, non puoi giocare bene a calcio. Io la vedo come un brasiliano in questo. Un brasiliano triste non può giocare a calcio. E quindi anche un calciatore deve avere sempre un bello spirito. Probabilmente è così in tutto lo sport. Bisogna avere un bel clima di lavoro, di crescita l’uno con l’altro, di trasmettersi a vicenda le migliori situazioni per potersi migliorare. È finalizzato a questo il mio lavoro, non ci sono altre cose. Deve esserci anche un bel clima, non può mai essere un clima teso. Deve essere sempre un clima in cui, quando vai a giocare, ci sono sempre avversari molto difficili da superare. Gli avversari sono quelli fuori, non quelli dentro. E bisogna arrivare sempre con un bello spirito, perché i risultati da ottenere si fanno con molta fatica e sono difficili, e tutti quanti sono ben armati”.