
Pellegrini, risorgere dalle ceneri come un’Araba Fenice
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Che storia meravigliosa.
Un derby da favola per Pellegrini. La parabola di un’Araba Fenice che, nei miti più antichi, risorge dall’acqua, quel composto che rappresenta il 98% delle lacrime che ha versato dopo il gol contro la Lazio. ”Mi sono un po’ commosso dopo la rete”. Successivamente la rinascita è stata ricondotta alle fiamme, quelle che Lorenzo aveva e ha dentro, dopo un periodo buio senza alcun lumicino che potesse illuminare la sua strada nella Roma.
Erodoto, in un suo racconto, ha fornito la descrizione dell’Araba Fenice paragonandola a un’aquila di grandi dimensioni, quella che Pellegrini ha abbattuto ancora una volta con un tiro magistrale. Simbolo di eternità dello spirito, quello romanista finché Lorenzo vestirà questa maglia, e di rinascita per un’evoluzione personale, quella che il numero 7 potrebbe aver iniziato. ”C’è una costante: io amo la Roma. Fino a quando resterò qui non ci sarà un momento in cui io darò qualcosa di meno”. Un cordone ombelicale che lega Pellegrini alla Roma, lo stesso che molti tifosi, considerandolo un radice marcia da estirpare prima che potesse contagiare anche altri compagni, non vedevano più.
Lorenzo, dopo aver toccato il punto più basso da quando veste la maglia giallorossa nel corso della passata stagione ed essere stato a un passo dall’addio, spera di poter scrivere un finale diverso rispetto a quello che sembrava già redatto. Mettere alle spalle le ceneri della sua versione più brutta e rinascere: ecco l’obiettivo del capitano.