Meritiamo un altro finale

Meritiamo un altro finale

Editoriale

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FOCUS RS (di Francesco Oddo Casano) – Trasfigurato in viso, avvelenato per la conduzione arbitrale di Chiffi, amareggiato per la concatenazione di eventi ed episodi negativi che gli stanno strappando dalle mani, forse, la possibilità di scrivere un altro finale di stagione trionfale.

Josè Mourinho ieri sera a caldo era il volto di tutti i romanisti. Affranto e orgoglioso, preoccupato e in parte demoralizzato. Un mix di sentimenti difficili da spiegare, ma sfumature evidenti di uno stato d’animo che probabilmente accompagnerà ancora l’allenatore e il gruppo (o ciò che ne resta) in queste ore al rientro nella capitale.

La Roma a Monza ha pareggiato, scivolando in classifica nuovamente al settimo posto (come la sera dell’ultimo derby perso quasi senza lottare, unico neo di un 2023 indomito e caratterialmente sempre al top per i giallorossi). Ma tutto sarebbe in parte rimediabile, se non ci fosse l’enorme scure degli infortuni a frenare il motore di una squadra che a volte si è ingolfato ma finora non si è mai realmente fermato. Un’ecatombe, un lazzaretto, un’emergenza totale, fate vobis, la scelta della definizione più giusta purtroppo non cambia la sostanza. Otto calciatori ai box, l’ultimo della lista Stephan El Shaarawy che ha speso lacrime simili a quelle di Llorente a Bergamo, sintomo di un problema che sa di arrivederci alla prossima stagione. Un numero monstre di stop, mai verificatosi nell’era Mou fino a questo momento.

Ora Mourinho contro l’Inter dovrà indossare contemporaneamente i panni dell’alchimista, del motivatore, dello psicologo, dello stratega, dell’agitatore di folle, sempre che non si abbatta su di lui la mannaia della solerte (ad intermittenza) giustizia sportiva del nostro movimento calcistico, dopo lo sfogo nei confronti di Chiffi. Ma questa volta, nonostante le sue doti para-divinatorie, potrebbe non bastare, perchè per i miracoli effettivi, Josè ancora non sembra attrezzato. Nelle ultime gare lo Special One, oltre a sottolineare l’orgoglio – con tanto di mano sul petto – di essere l’allenatore di questo gruppo che sta gettando, come può, il cuore oltre l’ostacolo, ha indossato il camice bianco, emettendo dei bollettini di guerra al termine delle varie contese. Servirebbe letteralmente una moltiplicazione di uomini, in stile evangelico, per uscire vivi da un momento così.

Ieri le percentuali erano azzerate per sei degli otto calciatori che in questi giorni affollano le stanze dedicate alla fisioterapia di Trigoria. Dybala e Belotti “tra zero e 50%, ma più tendente a zero” Mou dixit. Forse una speranza di riaverli in panchina sabato contro la corazzata di Inzaghi c’è, ma in quali condizioni? E se Mourinho stesse strategicamente preparando al meglio delle attuali possibilità la doppia sfida col Bayer, consapevole (lo ha detto più volte senza mezzi termini) che questa squadra, per come è ridotta, non possa dedicarsi in egual misura alla lotta Champions in campionato e alle gare di coppa? Domande legittime, a cui solo gli eventi daranno risposta.

Sullo sfondo però persiste questo senso di amarezza sempre più crescente, insito nel fatto che per gli sforzi profusi, la straordinaria partecipazione popolare in casa e fuori, la perdurante sfortuna tra pali e infortuni, di cui svariati traumatici e a volte anche frutto di scontri involontari tra compagni di squadra, l’emisfero Roma meriterebbe (meritava) un altro finale, non di sgretolarsi così a pochi metri dal traguardo, qualunque esso sia. E’ profondamente ingiusto, ma purtroppo brutalmente reale.

Foto Fraioli