
Dybala, Gasp ha la sua stella ma cercherà anche altre fonti di luce
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Il 16 marzo durante Roma-Cagliari, il tempo si è fermato per un istante che è sembrato durare un’eternità: Dybala si infortuna cercando un colpo di tacco ed esce in lacrime.
Il 25 marzo arriva la nota della società attesa dai tifosi: “L’intervento chirurgico a cui si è sottoposto oggi il calciatore Paulo Dybala è perfettamente riuscito. Nei prossimi giorni Paulo comincerà la riabilitazione a Trigoria”. La Joya ha iniziato a lavorare con un obiettivo chiaro: mettersi a disposizione del futuro allenatore per la stagione 2025-26. Le prime indiscrezioni sui tempi di recupero non facevano ben sperare ma la stella argentina ha sorpreso tutti presentandosi in ottima forma agli occhi di Gian Piero Gasperini, il tecnico che lo ha lanciato in Serie A con la maglia del Palermo.
Il classe 93′ ha segnato 3 gol alla sua prima esperienza in Italia e tra le sue vittime c’è stata la Lazio: un indizio chiaro, la Roma è sempre stata nel suo destino.
Dybala, Gasperini ha la sua stella

Gian Piero Gasperini, a margine della conferenza stampa di presentazione, ha parlato di Dybala: ‘‘Spero di non cambiare la sua fisionomia, va bene così. Io spero che Dybala stia bene, che abbia una buona salute e una buona condizione. Paulo è un grande giocatore, quando ha delle difficoltà anche a voi piace meno. Noi dobbiamo cercare di far stare bene i giocatori il più possibile”. Il messaggio è chiaro: se l’argentino sta bene rimane la stella della squadra. La missione di Gasp è far trovare alla Joya una continuità fisica tale da permettergli di mettere la sua qualità al servizio del collettivo alzandone il livello per il numero maggiore di partite. Insomma quello che è accaduto con Ranieri sino allo sfortunato infortunio contro il Cagliari.
I primi segnali di Paulo sono incoraggianti: “Sì, Dybala è arrivato bene, già con una buona base di allenamento. Chiaramente ancora non calcia al meglio, però oggi ha voluto fare comunque una parte di partita, quindi è un buon segno”. L’argentino ha iniziato subito a giocare le prime amichevoli mostrando la sua tecnica sopraffina. La Joya ha chiuso l’ultima stagione con 8 gol e 4 assist in 36 gare, numeri sotto media dato che dal 2021 andava in doppia cifra di reti. Dati che però non fotografano la crescita della sua leadership all’interno del gruppo: prestazioni da trascinatore e quasi un allenatore in più dalla panchina dopo l’infortunio al tendine.
Dybala, quindi, si appresta a vivere una stagione da protagonista mantenendo la intatta la sua centralità. La Joya, da quando veste la maglia della Roma, ha partecipato a un gol della squadra ogni 114 minuti: 42 reti e 22 assist che hanno fatto gioire i tifosi capitolini. Le giocate della stella argentina spostano gli equilibri a favore della formazione giallorossa tant’è che nelle 34 partite diverse in cui è andato a segno ha perso solo in 2 occasioni nei tempi regolamentari: 27 vittorie, 5 pareggi e una media punti superiore a 2,5. Ecco perché Gasperini vuole far star bene Paulo e metterlo al centro del suo gioco.
Dybala, 54,6% di partite da titolare da quado veste la maglia della Roma

Gasperini riparte da Paulo Dybala ma non vuole far dipendere la sua squadra solo dalle giocate della Joya. Il tecnico di Grugliasco si affida a all’identità che deve avere la formazione che schiererà in campo: ”C’è un prospetto di squadra che deve essere identificato in tutti i componenti. Dove tutti spingono nella stessa direzione, senza personalismi. Ciò che conta di più è la squadra”.
Dybala, al netto del suo talento indiscutibile, ha una storia clinica che non bisogna sottovalutare nella costruzione di un progetto vincente. L’argentino, da quando è arrivato a Roma, ha giocato 88 partite su 161 da titolare, ossia poco più della metà (54,6%). I motivi sono da ricondurre a una normale gestione della squadra e ai problemi fisici che lo hanno afflitto nel periodo. Paulo, infatti, ha saltato circa 50 gare per infortunio ovvero il 31%.
Insomma Dybala rimane un interruttore importante per accendere la luce della squadra ma Gasp è consapevole del fatto che non può essere l’unico altrimenti c’è il rischio di rimanere troppo a lungo al buio. E una Roma competitiva non se lo può permettere.