
Matic sulla Roma: “Sono andato via per una mancanza di rispetto del club”
Calciomercato
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A distanza di anni, Nemanja Matic ha provato a spiegare i motivi del suo addio dopo solo una stagione alla Roma.
Le parole del serbo a Sky Sport sul retroscena del suo distacco dai giallorossi, post Budapest: “Devo partire dall’inizio: quando ho scelto la Roma e ho lasciato il Manchester United per unirmi a un progetto in cui potevo rimanere almeno un paio d’anni. Avevo ricevuto offerte interessanti con contratti triennali, e non ero più giovanissimo. Poi è arrivata l’offerta di Mourinho per la Roma, e all’inizio non volevo accettare perché la proposta era per un anno. Dopo, ho parlato con Mourinho, con il suo procuratore… soprattutto per lui, per la società e per i tifosi, ho scelto la Roma, e mi hanno detto: ‘Firma, e se tutto va bene, parleremo del rinnovo a gennaio. All’inizio, non è stato facile. Anche con la mia famiglia non avevamo la stabilità necessaria. Ho scelto la Roma soprattutto per José. Credo di aver giocato bene e di stare bene. A gennaio nessuno ha bussato alla mia porta”.
Ha aggiunto: “Li ho contattati personalmente e mi hanno detto che se avessi giocato più del 50% delle partite, avrei rinnovato automaticamente, ma non è successo. Una cosa che avevamo concordato l’estate precedente. Quindi mi sentivo costantemente in prova, ma ero e sono un giocatore esperto, meritevole di maggiore rispetto, e a febbraio ho detto alla società che avrei dato tutto fino alla fine della stagione per portare la squadra il più lontano possibile, ma avrei lasciato la stagione successiva. Penso di aver sempre dato il massimo per tutti, e a fine stagione sapevano già la decisione, quindi ho deciso di andarmene. Il problema erano le persone che promettevano qualcosa e non mantenevano. Mi mancava stabilità e non mi sentivo a mio agio con quelle sensazioni. Ho fatto del mio meglio e sono stato bene. Ho sentito l’affetto dei tifosi, che mi rispettavano più del club”.
Sull’offerta ricevuta: “Il Rennes è venuto a bussare alla mia porta, offrendomi un contratto triennale, il che significava maggiore stabilità. Una volta spiegato il progetto, ho pensato a cosa fosse meglio per me e la mia famiglia. Ora è passato un po’ di tempo da allora: le persone alla Roma non sono più le stesse e posso parlarne liberamente. Non sono stati ingiusti, ma meritavo più rispetto”.